Ebola: il virus potrebbe sbarcare in Italia?

Ebola:  
il virus potrebbe sbarcare in Italia?

Lo stato delle cose.

Un punto certo: a oggi, in Guinea, in Liberia, in Ghana, Mali, Senegal e Sierra Leone, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha dichiarato esserci un centinaio di vittime dovute all’epidemia di ebola e decine di casi sospetti. A questo indirizzo è possibile leggere come stanno le cose direttamente dal sito OMS ( www.who.int ).
Come si può vedere dalla mappa sottostante, aggiornata al 10 aprile 2014 (fonte: http://www.who.int/csr/disease/ebola/EVD-outbreak.jpg ), i paesi sopracitati sono interessanti dal virus, che ha tasso di mortalità con picchi del 90%, essendo, per dichiarazione stessa dell’OMS, uno dei ceppi più aggressivi.

Mappa Ebola 10 aprile 2014

Mappa Ebola 10 aprile 2014


Per precauzione negli aeroporti europei di Parigi, Bruxelles, Madrid e Francoforte sono scattate allerte precauzionali per evitare la possibilità di far diffondere il virus. L’Europa è dotata di un sistema di controllo che permette l’identificazione rapida dell’Ebola, ed è dotata di strutture per l’isolamento.  L’Italia sembra prendere tempo, non avendo ancora dato nessuna allerta precauzionale, anzi, in una nota ufficiale del Ministero della Sanità del 4 aprile, si esclude il rischio Ebola. In effetti, secondo studiosi del settore , l’epidemia in Africa, tenderà ad autolimitarsi perché il processo di diffusione dell’ Ebola, per fortuna, (anche se ha inizialmente sintomi simili a quelli di una forte influenza) avviene  attraverso la trasmissione da uomo a uomo, per  contatto diretto (attraverso lesioni cutanee o mucose), con il sangue, secrezioni o per il contatto indiretto con ambienti contaminati con tali fluidi o a con punture di insetti. Notare che attualmente non esiste una cura contro il virus, solo terapie per i sintomi. 

Le paure vere o presunte per l’Italia.

Partiamo subito con quanto affermato dal professor Massimo Galli, ordinario di Malattie Infettive all’ Università di Milano: “… fino ad ora le epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate […]. La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto”. La Sicilia è la regione maggiormente esposta agli sbarchi dal mare degli immigrati dall’Africa (non per via aerea n.d.r.) e tuttavia non ha ritenuto attivare un’adeguata profilassi, pur essendo dotata di autonomia anche in campo sanitario. La maggior parte dei migranti parte dalla Libia; questo non sembra poter escludere la presenza di portatori del virus Ebola. Il ministro Alfano ha spiegato che i migranti vengono sempre portati in strutture (ad esempio il palazzetto dello sport di Racalmuto, Lampedusa), dove non possono trasmettere alcun eventuale contagio, poiché il virus ha un periodo di incubazione cosi come la morte della persona colpita è al massimo di 48 ore (sul sito dell’OMS si parla di 2 a 21 giorni di incubazione, n.d.r.). Qualche lieve timore (nessuna crociata contro quesi poveri cristi) potrebbe anche esserci: in effetti non si ha un controllo sanitario di tutti gli immigrati (ad esempio quelli che scappano dai centri); il controllo sanitario non è certo (ad oggi) effettuato con le procedure atte a trattare un virus di tale pericolosità; e d’altra parte non fa male pensare che gli speculatori (politici o affaristici o di altro genere), mediante campagne di “allarmismi ad hoc” potrebbero bene approfittarne.

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